REGGINA, DALLA CORTE D’APPELLO EMERGE UN QUADRO INQUIETANTE OLTRE OGNI IMMAGINAZIONE

25.03.2024 17:00 di  Valerio Romito   vedi letture
REGGINA, DALLA CORTE D’APPELLO EMERGE UN QUADRO INQUIETANTE OLTRE OGNI IMMAGINAZIONE

Il finale giudiziario sulle sorti dell’ormai defunta Reggina 1914 è giunto secondo previsioni e non poteva essere altrimenti, come affermiamo ormai da molti mesi, non ultimo qui (LE “REGGINE” IMMAGINARIE E L’IDENTITÀ AD PERSONAM) quando, in attesa dell’emittenda sentenza della Corte d’Appello di RC, si evidenziava come “il destino del concordato fiscale destinato comunque a decadere, visto che come è noto sono completamente venuti a mancare tutti i presupposti (Iscrizione in serie B e dunque introiti da diritti tv, botteghino, sponsorizzazioni, cessione di calciatori ecc.) indicati a copertura degli impegni assunti, aprendo la strada alla liquidazione giudiziale”, cioè esattamente i motivi riportati oggi nel dispositivo, o almeno quasi tutti.

La lettura dell’odierno provvedimento apre infatti riflessioni inattese e soprattutto incredibili, poiché descrive un quadro che definire inquietante appare persino riduttivo, suggerendo persino la possibile esistenza di un piano criminale sin qui neppure ipotizzabile.

Si è già scritto della scellerata mole debitoria accumulata dalle due precedenti proprietà, giunta in poco più di quattro anni all’assurda cifra di oltre 27 milioni di euro (il solo Gallo, nei primi sei mesi di gestione, è riuscito ad esporsi per più di 4 milioni…), il che ci dà l’ennesima conferma del fatto che, alla fine, sono sempre e solo i risultati ad obnubilare i giudizi, dagli addetti ai lavori ai semplici tifosi, e che quando le cose sul campo vanno bene a nessuno viene in mente di fare le pulci a bilanci e fatturati, come invece avveniva sistematicamente fino al 2018 e torna a succedere oggi: chi invitava, lo scorso settembre, a diffidare da ennesimi nuovi avventurieri a vantaggio di un calcio magari più “pane e salame” ma che guardasse alla sostenibilità, evidentemente lo faceva effettuando un semplice esercizio mnemonico, con il cadavere amaranto ancora caldo.

Ciò che davvero spaventa si trova invece nelle motivazioni, ed in particolare nella memoria presentata dal Commissario giudiziale, nella parte in cui evidenzia una clamorosa falsificazione di un atto notarile in merito ai titoli di Stato posti a garanzia dei debiti del concordato, il che ci pone alcuni interrogativi, alcuni surreali, altri decisamente allarmanti: come avrebbe potuto pensare qualsiasi individuo, anche di media intelligenza, che un’operazione del genere sarebbe potuta passare inosservata dinanzi a ordinari controlli di regolarità e conformità? E sulla base di ciò, senza voler essere complottisti, come si fa a non prendere in considerazione l’ipotesi che tutto ciò che è accaduto la scorsa estate potesse essere stata persino prefigurata, a fronte di violazioni così palesi e posticce?

Ci si augura, a questo punto, che la magistratura riesca a fare luce sulle tante responsabilità, a tutti i livelli, che hanno causato la morte della Reggina, per cercare di capire se si sia trattata di semplice dabbenaggine, di volgare sfacciataggine finanziaria, o addirittura di un complesso disegno criminoso di cui Saladini e Co. rappresentavano semplicemente il braccio armato, più o meno consapevole. A voler essere misericordiosi, preferiamo glissare su chi avrebbe dovuto rivestire un ruolo di garanzia all’interno della società riuscendo nell’impresa di non accorgersi di quanto stava accadendo sotto il proprio naso.

Analogamente, non va assolutamente distolta l’attenzione su ciò che accadrà a breve in materia fallimentare ed in ambito FIGC, con l’avvio dei processi che dovranno portare all’acquisizione di denominazione e marchio, affinché si chiuda al più presto una querelle di cui almeno noi non sentiremo certo la mancanza.