Si deve ripartire dopo questo (Inde)Centenario

31.05.2014 15:00 di  Giovanni Cimino  Twitter:    vedi letture
Si deve ripartire dopo questo (Inde)Centenario
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© foto di Federico De Luca

Dopo la retrocessione matematica di qualche settimana fa, sapevamo che prima o poi sarebbe arrivato questo giorno così triste e malinconico. Un lutto lo si metabolizza non nel momento in cui accade, ma quando prendi coscienza di ciò che hai perso e di ciò che dovrai affrontare. La Reggina è "perita" dal calcio che conta, adesso farà il salto nel buio all'indietro e la differenza si vedrà e parecchio.

E' stata una lunga, inesorabile, stancante, frustrante marcia verso questo risultato obbrobrioso. Una retrocessione le cui premesse sono state poste sin dallo scorso giugno o forse nella stagione scorsa. Una retrocessione dalla quale non si salva nessuno, ma neanche uno, da tutti coloro che hanno partecipato allo scempio totale il cui ultimo capitolo (sperando ci sia un limite al peggio) si è svolto in maniera sportivamente drammatica nella tristissima serata di ieri. 

Per spirito di parte e per amore della causa, in cui probabilmente ci credevano tutti tranne coloro che dovevano dare risposte e crederci davvero, abbiamo rinviato al fischio finale del campionato, processi e considerazioni. Nel corso della stagione, ed è stato davvero il minimo, abbiamo dato il nostro punto di vista, molto spesso forte, sulla situazione tragicomica che per lunghi tratti ha visto la Reggina protagonista assoluta. Che non ci sia nulla e nessuno da salvare, lo dicono i numeri, le nude e crude cifre, i record negativi abbattuti tutti senza limiti e anche quel pizzico di vergogna che abbiamo provato davanti a certe recite indegne della storia centenaria di un club per il quale non è stato portato il dovuto rispetto.

(Inde)Centenario amaranto e speriamo si abbia il buongusto, da parte di chiunque ha fatto parte della Reggina 2013-2014, allenatori, giocatori o dirigenti, di non rivendicare nulla contro niente e nessuno, ma ci cosparga il capo di cenere e si chieda scusa a tutta una città oramai distaccata e disillusa. Non è colpa delle buche sul Lungomare se una squadra è stata capace di conquistare 29 punti, non è colpa di tifosi o giornalisti se nel bel mezzo del campionato nessuno al Sant'Agata credeva alla salvezza. Poi, di conseguenza, si prenda atto della fine di un "regno" o quanto meno di una gestione che, crisi economica mondiale o meno, ha lasciato parecchio a desiderare.

Eppure, l'annata 2013-2014, pur avendo esaurito gli appuntamenti sul campo, non è ancora terminata. C'è, infatti, in corso la partita più importante, quella della sopravvivenza della Reggina, quella che non ammette pareggi o sconfitte, ma solo una vittoria, a tutti i costi. La faccia è ampiamente persa, la vita ancora no e per questo bisogna difenderla con le unghie e con i denti. 

Fatti concreti adesso. Non c'è lo spazio per un disimpegno di Foti o la volontà del patron di mollare? Si faccia in modo di salvare la Reggina, pur con tutte le enormi difficoltà del caso e si provi ad imbastire una coerente gestione sportiva, possibilmente con persone che provano a fare calcio e a creare qualcosa. Fare calcio a Reggio e nella Reggina è ancora possibile?