Basket italiano nel dramma: "Campionato chiuso per virus, niente titolo?"

28.03.2020 12:05 di  Redazione Tuttoreggina  Twitter:    vedi letture
Basket italiano nel dramma: "Campionato chiuso per virus, niente titolo?"
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© foto di Sarah Furnari/TuttoLegaPro.com

Un vero e proprio dramma pronto ad abbattersi sul basket italiano. Non solo la sospensione definitiva dei campionati di serie A e serie A2, ma anche una possibile ecatombe per alcuni club, pronti a chiedere l'autoretrocessione.

Ecco cosa scrive Gazzetta dello Sport, secondo la quale è possibile la non assegnazione del titolo itraliano:

"Finisce qui. Il campionato di Serie A non riprenderà e la stagione è da considerarsi conclusa. Ne sono consapevoli Federazione, Lega Basket e quasi tutti i club. Non esistono le condizioni sanitarie e tecniche per riprendere l’attività nel breve periodo, tant’è che il presidente federale Gianni Petrucci e il neopresidente dei proprietari Umberto Gandini sono già proiettati su come affrontare la prossima stagione, che è il vero nodo da sciogliere, perché ne va della tenuta dell’intero sistema. La parola fine arriverà, giocoforza, dalle future direttive governative e annesse restrizioni sulla base delle quali lo sport si è fermato fino al 3 aprile.

Nei giorni scorsi però Petrucci ha parlato chiaro ai suoi principali interlocutori: non ci sono le condizioni per riprendere. Innanzitutto per quanto concerne la salute. Troppo alto il rischio per chi va in campo, anche a porte chiuse: giocatori, staff tecnici, arbitri, addetti al tavolo e tutti i soggetti legati alle società e coinvolti nell’evento sportivo. Non esistono le premesse, da qui a maggio, per garantire lo svolgimento di una partita in sicurezza. E poi c’è un secondo punto: molti giocatori stranieri hanno lasciato il nostro Paese, svuotando di fatto il valore tecnico delle squadre e, come ammette lo stesso Gandini, «se si dovesse riprendere a giocare i roster non sarebbero quelli del 7 marzo». Per la Fip riprendere il cammino significherebbe proporre un campionato privo del necessario equilibrio competitivo. Discorsi che i presidenti di Federazione e Lega hanno condiviso come un orizzonte assolutamente realistico, mentre la confindustria dei canestri era intenta a stilare un’ipotesi di ripartenza con le famose tre date: 3, 17 o 31 maggio, ma con la deadline del 16 maggio come ultimo cancello per riprendere l’attività. Un tentativo di normalizzazione comprensibile, ma che sottende un epilogo già stabilito: non si tornerà in campo. Gandini, nella conference call di giovedì, ha definito il calendario con la triplice ipotesi di ripartenza «una responsabilità istituzionale della Lega», per poi spostare il proprio ragionamento altrove: «Se non ci fosse totale sicurezza, sarebbe difficile ripartire con un campionato che abbia senso. Non vogliamo comprimere questa stagione a discapito della prossima. Se devo sacrificare tra due figli, scelgo di tenere la prossima». Lega e Fip viaggiano a braccetto, così come i club ben consapevoli, Milano in testa, di quale sarà l’epilogo. I dubbi, per la verità labili, di Venezia si sono man mano affievoliti. Avrebbero preferito tenere ancora una porticina aperta Sassari e la Virtus Bologna, ma senza levate di scudi. Luca Baraldi, a.d. della Virtus ha ribadito la necessità di provarci, di chiudere la stagione, senza però mettere la repentaglio la salute. Insomma tutti allineati dietro al presidente Gandini la cui aspirazione è quella di provare a ripartire ma non a tutti i costi. Va dato atto a tutto il sistema, per una volta, di aver messo in campo una compattezza mai vista, dettata da un grande senso di responsabilità che avrà comunque costi immani.

Si parla di perdite attorno ai 40 milioni che, per il microcosmo economico dei canestri, significa rasentare il collasso. Servirà quindi, alla fine dell’incubo, un paracadute robusto, un piano Marshall in grado di mettere in sicurezza l’altro sport professionistico di squadra insieme al calcio. Il dado però è tratto a tal punto che la Fip avrebbe anche deciso, regolamenti alla mano, di non assegnare lo scudetto. Non andrà dunque alla Virtus Bologna, capolista dall’inizio di una stagione che, sulla base di nuove misure restrittive del governo, verrebbe interrotta per forza di causa maggiore. Per il ranking legato alle coppe europee verrebbe invece considerata l’ultima classifica in cui tutte le squadre hanno giocato lo stesso numero di partite, ovvero quella della fine del girone di andata. Non ci saranno retrocessioni, ma qui si apre un capitolo ben più complesso.

La stagione 2020-’21 potrebbe segnare uno spartiacque. Tranne i pochi casi di club retti da facoltosi magnati, ormai quasi tutte le società poggiano su proprietà allargate e azionariati diffusi, messi a dura prova da questa crisi senza fine. Molti club rischiano, senza un’adeguata conferma delle sponsorizzazioni, la continuità aziendale e alcuni di questi avrebbero già bussato alla porta della Fip segnalando sofferenze e difficoltà legate all’iscrizione del prossimo campionato. Morale: pare molto difficile che si possa ripartire con 17 squadre. Almeno due-tre società potrebbero chiedere l’autoretrocessione. C’è chi ipotizza un torneo a 14 squadre, in un futuro ancora tutto da scrivere".